
1) Ramo in fiore
2) Foglie basali
3) Foglie caulinari
4) Ombrella
5) Fiore
6) Frutto
7) Sezione orizzontale del frutto
Storia e leggenda
Questa ombrellifera è piuttosto facile da riconoscere perché ha le foglie nettamente differenti le une dalle altre.
Il nome del genere Ammi deriva dal greco ammos, che significa “sabbia”, a indicare il tipo di terreno che la pianta ricerca e predilige nelle regioni meridionali.
Non si conosce l’origine dell’ammi. Pare che nel XVI secolo fosse chiamata ammi una specie egiziana simile, la visnaga, che ha però le foglie tutte a segmenti.
Grazie alla presenza dell’ammoidina, ha proprietà e azione fotosensibilizzante, per questo gli Arabi la usano per trattare la vitiligine, una malattia cronica della pelle che provoca la depigmentazione cutanea. L’ammi quindi viene utilizzata anche per accelerare l’abbronzatura della pelle, ma questo uso può essere rischioso.
Descrizione
È una pianta annuale, dal fusto glauco, glabro, slanciato, fiorifero, ramoso, striato.
Le foglie sono seghettate e molto diverse tra loro: quelle alla base sono divise in segmenti bi-trilobati, ovali; quelle caulinari in segmenti stretti; quelle superiori in segmenti nastriformi.
I fiori sono bianchi, raccolti in ombrelle folte che possono avere fino a 80 raggi, con grandi involucri di brattee incise, filiformi e nastriformi, con cinque petali caduchi, incavati.
Il frutto è ovoidale e oblungo.
Parti usate
Si usano i semi maturi.
Principali costituenti
Un glucoside, composto cumarinico, ammoidina.
Proprietà
Carminative, digestive, emmenagoghe.