
A) Pianta in fiore
1) Sezione verticale del capolino
2) Fiore periferico
3) Fiore centrale in boccio
4) Fiore centrale aperto
5) Fiore centrale in sezione verticale
6) Globo fruttifero
7) Frutto
8) Frutto ingrandito
Storia e leggenda
L’origine del nome Arnica è sconosciuta, anche se alcune supposizioni hanno portato ad individuarne la radice nella parola greca ptarmica che significa "starnutire"; infatti la pianta seccata e sminuzzata è uno sternutatorio altrettanto efficace quanto il tabacco.
L’arnica, sconosciuta dagli antichi, viene per la prima volta citata da S. Ildegarda e in seguito usata dalla Scuola medica di Salerno. Più tardi venne impiegata soprattutto dalla povera gente per curare la febbre e per questo è stata chiamata anche “china dei poveri”.
La pianta è però tossica e il suo uso è bene che sia limitato e controllato; l’ingestione dei suoi preparati in dosi forti provoca infatti disturbi all’apparato gastro-enterico e ai centri nervosi, tremiti, spasmi, scosse nervose, angoscia respiratoria, crampi e anche coma.
L’arnica è inoltre una pianta protetta, è consigliabile quindi rivolgersi all’erborista per ottenerla anziché raccoglierla nei prati.
Descrizione
È una pianta erbacea, vivace, con rizoma robusto e scapo floreale eretto, alto dai 20 ai 50 cm, villoso glandoloso, rigido, semplice e poco ramoso alla sommità.
Le foglie sono sessili, ciliate e pubescenti quelle superiori e glabre quelle inferiori, di forma bislungoellittica, raramente lanceolate e limitate quasi esclusivamente a formare una rosetta alla base. Particolare dell’arnica è la presenza di 2 piccole foglie opposte a metà fusto, cosa che la distingue dalle Doroniche e dalle diverse Composite di montagna.
I capolini sono solitari e terminali, ma talvolta ve ne possono essere altri sulle ramificazioni laterali; sono grandi (7-8 cm) e il ricettacolo è un po’ peloso.
I fiori periferici (quelli che erroneamente vengono chiamati petali) sono gialli o aranciati, quelli centrali sono ermafroditi e anch’essi gialli.
I frutti sono ad achenio, cilindrici, poco vistosi, bruni, pubescenti, coronati da un pappo di setole bianche, rigide che si uguagliano in lunghezza.
Parti usate
Si usano le foglie, le radici, i fiori.
Principali costituenti
Una resina amara, l’arnicina; l’arnisterina; un olio essenziale come il butirrico, il malico, il laurinico, il valerianico; sostanze tanniche; un alcaloide proprio dell’arnica: l’arnicaina.
Proprietà
Uso interno. È uno stimolante cerebrale del sistema nervoso, un vomitivo.
Uso esterno. Combatte le ecchimosi, le contusioni, le distorsioni.