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Barba di becco

Tragopogon Pratensis L.
barba di becco1

A) Stelo fiorito 
B) Infruttescenza 
1) Fiore singolo 
2) Stami 
3) Estremità del pistillo con stigma 
4) Frutto immaturo 
5) Achenio

Famiglia: Composite
Colore Fiore: Giallo
Habitat: È una pianta diffusa in tutta Italia soprattutto nel settentrione dal piano alla cima dei monti.

Storia e leggenda

Questa pianta era già conosciuta nell’antichità, come lo dimostra un affresco rinvenuto a Pompei che raffigura la sua radice. Dioscoride la chiamò Tragopogon, barba di capra, alludendo forse all’aspetto curioso dei suoi frutti: oblunghi, angolosi e lungamente piumati. 

Il genere Tragapogon comprende numerose specie consimili che vengono chiamate anche Salsifi o Scorzabianca. Infatti la radice commestibile del T. porrifolius è nota da lungo tempo perché utile ai diabetici e agli arteriosclerotici per il suo basso tenore in sostanze azotate e in carboidrati. Più piccola, ma simile per aspetto è il T. pratensis
 

Descrizione

È una pianta erbacea, biennale, con radice fittonante e con una rosetta di foglie basali da cui solo nel secondo anno si sviluppa il fiore. 

Il caule, semplice o poco ramificato, è fistoloso, alto fino a 20-70 cm. 

Le foglie amplessicauli, dilatate alla base, si restringono fino a un apice acuto e sono percorse da una nervatura centrale; hanno margine intero. 

I fiori, raccolti in capolini, hanno un diametro di circa 5 cm e sono di colore giallo dorato. 

Il frutto è un achenio oblungo sormontato da un pappo formato da numerosi peli con barbe laterali. 
 

Parti usate 

Le radici. 

Principali costituenti 

Inulina, sostanze amare e mucillagini. 
 

Proprietà 

Soprattutto depurative.