Storia e leggenda
Questa pianta era già conosciuta nell’antichità, come lo dimostra un affresco rinvenuto a Pompei che raffigura la sua radice. Dioscoride la chiamò Tragopogon, barba di capra, alludendo forse all’aspetto curioso dei suoi frutti: oblunghi, angolosi e lungamente piumati.
Il genere Tragapogon comprende numerose specie consimili che vengono chiamate anche Salsifi o Scorzabianca. Infatti la radice commestibile del T. porrifolius è nota da lungo tempo perché utile ai diabetici e agli arteriosclerotici per il suo basso tenore in sostanze azotate e in carboidrati. Più piccola, ma simile per aspetto è il T. pratensis.
Descrizione
È una pianta erbacea, biennale, con radice fittonante e con una rosetta di foglie basali da cui solo nel secondo anno si sviluppa il fiore.
Il caule, semplice o poco ramificato, è fistoloso, alto fino a 20-70 cm.
Le foglie amplessicauli, dilatate alla base, si restringono fino a un apice acuto e sono percorse da una nervatura centrale; hanno margine intero.
I fiori, raccolti in capolini, hanno un diametro di circa 5 cm e sono di colore giallo dorato.
Il frutto è un achenio oblungo sormontato da un pappo formato da numerosi peli con barbe laterali.
Parti usate
Le radici.
Principali costituenti
Inulina, sostanze amare e mucillagini.
Proprietà
Soprattutto depurative.