
1) Radichette secondarie generate dal rizoma
2) Fusto pubescente, fragile a portamento ascendente, eretto
3) Rosetta basale di foglie ovate con evidenti nervature
4) Foglie cauline picciolate in disposizione opposta
5) Brattee reniformi alla base della spiga
6) Spiga florale densa di verticilli di brattee embricate
7) Fiore ermafrodito con corolla a tubo bilabiata e stami sporgenti
8) Sezione verticale del fiore
9) Calice con lobo superiore tridentato e quello inferiore bidentato
10) Stami con antere bifide
11) Pistillo con ovario tetraloculare
Storia e leggenda
Il nome deriva probabilmente dal tedesco braun e si riferisce al colore scuro del calice.
Sia nel passato che ai giorni nostri, la brunella non viene considerata per le sue proprietà medicinali.
Questa pianta viene spesso confusa con un’altra che appartiene a un genere botanico affine: la bugula. In effetti le due piante hanno i fiori simili, ma mentre quelli della prima sono raccolti in grappoli terminali, quelli della seconda si trovano sul fusto raccolti in diversi verticilli; inoltre le foglie della brunella sono picciolate mentre quelle della bugula sono attaccate al fusto tramite l’assottigliamento della lamina fogliare.
Descrizione
È una pianta perenne dal fusto pubescente, fragile a portamento ascendente, eretto
Le foglie sono ovali, picciolate, leggermente dentate.
I fiori sono raccolti in spighe che alla base hanno brattee larghe e contigue alle foglie superiori; il calice è bruno bilabiato, la corolla blu-violacea, i 4 stami si trovano sotto il labbro superiore a elmo, il labbro inferiore è trilobato. Fiorisce da giugno a ottobre.
Parti usate
Tutta la pianta tranne la radice.
Principali costituenti
Tannino, tracce di lipidi e di essenze, principi amari e resinosi.
Proprietà
Astringenti, cicatrizzanti, detergenti.
Curiosità
La brunella viene chiamata anche “basilico selvatico”, non per l’odore, ma per la somiglianza delle sue foglie a quelle del basilico.