Guru dell'orto - foto d'archivio
Nella mia esperienza quasi decennale in ambito di orti, ho avuto modo di conoscere diversi esseri umani considerati “importanti”, ovvero che possiedono un nutrito seguito di "followers" sul web e fuori dal web.
La verità in effetti è che anch'io sono una persona che si entusiasma facilmente. Laddove qualcosa attrae il mio interesse, di quel “qualcosa" desidero sapere tutto, sperimentare tutto, e soprattutto conoscere la persona (o le persone) che ci sono dietro.
Che siano uno Youtuber, l’autore di un libro, una semidivinità o una rockstar dell'orto… è uguale! Per mia indole mi piace arrivare alla fonte, all’essere umano che è riuscito a inventare qualcosa di nuovo.
Sono arrivato ad avvicinare i maestri, ad organizzare seminari, e persino ad ospitarli a casa mia per giorni e giorni pur di averli vicino.
Ma purtroppo fin troppo spesso, una volta giunto alla fonte (ovvero alla persona vista da vicino) sono rimasto amaramente deluso.
Permacultura, Coltivazione Elementare, Orto Biodinamico… quale che sia il presunto metodo di agricoltura, dietro ho sempre trovato un uomo o una donna che mira al potere, al denaro, alla fama. Dai loro libri e dalle loro parole sembrano incredibilmente saggi, e a modo loro in qualche modo lo sono; ma più ci si avvicina, più diventa evidente quanto poco siano esenti dalla sete di fama, denaro, potere e successo. E quanto a volte siano pieni di pregiudizi, razzismo e opportunismo.
Lo dico e lo ribadisco: dietro una grandiosa idea ho spesso incontrato un essere umano di poco spessore, che non corrisponde affatto alla filosofia che lui stesso promuove e dovrebbe incarnare.
Per quanto io possa amare la coltivazione, neanche tra quarant’anni potrei mai il “guru dell’orto" di professione. In realtà sono titolare di un’azienda di servizi informatici, che per fortuna funziona bene anche in questo momento difficile, e dal mio normale lavoro (che comunque mi piace e mi appassiona) traggo ciò di cui ho bisogno per far vivere dignitosamente la mia famiglia.
Detto questo, ogni mattina mi sveglio molto presto per andare nel mio orto, perché non ho altri momenti per farlo. Ormai è una gioiosa abitudine ben consolidata nella mia quotidianità, e negli anni la passione è cresciuta al punto che ogni tanto però inizio a fantasticare, e mi chiedo cosa farei se la coltivazione dovesse diventare il mio unico (o primario) mezzo di sostentamento anche economico.
Che ne sarebbe di me se addirittura volessi creare un “mio" metodo, basato sulla mia esperienza, e iniziare faticosamente a diffonderlo?
La risposta purtroppo è: inizierei immediatamente a tradire.
Inizierei innanzitutto a tradire le persone che mi leggono, cercando di incontrare la loro soddisfazione, a discapito della veridicità di ciò che dico; poi diventerei schiavo di me stesso, succube dei miei stessi sogni di vanagloria. E infine, inevitabilmente, sottometterei la mia amata terra ai miei bisogni personali.
Dovrei senz’altro provare ad inventarmi qualcosa di nuovo; e se non dovessi riuscirci (del resto cos’altro è rimasto da inventare?), prenderei qualcosa di vecchio, magari che pochi conoscono in Italia, lo rimaneggerei un po’, e direi di averlo inventato io.
Costruirei una sofisticata filosofia, un intero stile di vita intorno al mio nuovo personaggio.
Inizierei a vendere libri, fare seminari, inventare metodi (o non-metodi come li chiama qualcuno), fino a generare il folto seguito che possa garantirmi ciò di cui ho bisogno. Sarebbe un lavoro lungo ma meticoloso.
Il mio pubblico preferito sarebbero novellini dalle velleità ecologiche, ma anche sedicenti esperti delusi dall'approccio che utilizzano da anni e dalla terra ormai dura e sterile. O magari entusiasti ansiosi di provare qualsiasi cosa (così come io riconosco di essere ad oggi).
Tra questo corposo pubblico, potenzialmente centinaia di migliaia di persone, eleggerei ad un certo punto accoliti e sacerdotesse, scegliendo quelli giusti a cui assegnare i compiti più gravosi in cambio di una briciola del mio potere e della mia visibilità.
A tutto questo darei una maschera allettante: quella di un mondo migliore, senza macchinari e senza chimica, in cui la fame del mondo possa risolversi, gli animali vivere felici allo stato brado, gli esseri umani scambiarsi amore, ovunque un nugolo di comunità, pace, bene e tanta ottima verdura.
Forse tutto andrebbe bene, ma chi mi seguiva dall’inizio non potrebbe far altro che dirmi: " ma come… eri partito con un’idea originale, e ora hai creato la nuova massoneria organizzata? Le nuove comunità Amish? La nuova Permacultura?"
Ecco, spero che questo non mi succeda mai.
La mia unica ambizione è continuare a poter scrivere liberamente ai miei amici de L’Orto Possibile tutto quello che mi passa per la testa o per le mani, raccontare senza paura di tutte le sciocchezze che faccio, le sbandate che prendo, e anche dei piccoli e grandi successi... avere un piccolo seguito senza dover necessariamente fingere di essere un eroe.
Senza dover raccontare che ho inventato io l’agricoltura conservativa solo perché butto un po’ di fieno per terra.
Felice di vedere che tante delle persone che mi leggono e mi ascoltano hanno orti immensamente più belli del mio.
Felice di sapere che ci sono così tante persone più esperte di me, e che comunque hanno voglia di parlare con me.
Felice di scoprire che gli orti più belli si trovano nei giardini degli esseri umani più umili, più silenziosi, e probabilmente più felici.