Storia e leggenda
Le eriche sono molto simili tra loro e la specie carnicina differisce dall'Erica vulgaris (Calluna vulgaris, il brugo), soprattutto per la distribuzione geografica: il brugo, come suggerisce il nome stesso, popola le brughiere ed è diffuso specialmente in Lombardia; l'erica carnicina cresce in zone più fredde delle Alpi e degli Appennini.
Descrizione
È una pianta erbacea, perenne, con fusti sdraiati, legnosi e rami ascendenti, erbacei; può raggiungere i 30 cm di altezza.
Le foglie sono riunite in verticilli, in numero di 4, e hanno forma lineare, lunghe fino a 8 mm, con il margine fortemente arrotolato verso il basso, tanto da nascondere alla vista la pagina inferiore.
I fiori sono raccolti in racemi e nascono all'ascella della foglie più alte, in numero di due o tre, spesso unilaterali, rivolti cioè dallo stesso lato del ramo; hanno peduncoli brevi, calice diviso in 5 sepali, corolla tubolare, di colore rosato.
Il frutto è una capsula deiscente, che contiene molti semi allungati.
Parti usate
Le sommità fiorite, che si raccolgono da febbraio a giugno.
Principali costituenti
Contiene gli acidi ursolico, protocatechico e gentisico.
Proprietà
L'erica carnicina è impiegata tradizionalmente in erboristeria, come le altre ericacee, per le sue proprietà diuretiche e disintossicanti, per stimolare l'emissione attraverso l'urina e il sudore delle sostanze di rifiuto.