
A) Ramo con fiori e frutti non ancora maturi
1) Bocciolo
2) Fiore
3) Fiore visto dall’alto
4) Sezione verticale del fiore
5) Petalo e stame
6) Stame
7) Pistillo
8) Frutto in sezione verticale
9, 10) Embrione
11, 12) Embrione in sezione orizzontale e verticale
Storia e leggenda
Il nome di questo arbusto deriva dal latino frangere, che significa rompere, per la fragilità dei suoi rami. Il nome latino della specie, alnus, allude invece alla forma delle foglie di questo arbusto, che assomigliano molto a quelle dell’ontano.
Pare che nell’antichità la frangola non fosse conosciuta come pianta medicinale; la prima citazione è dell’inizio del XIV secolo, ad opera di un agronomo italiano, Pietro Crescenzi. Nel XVII secolo, Mattioli parla del suo impiego come pianta medicinale e consiglia, tra l’altro, di non usarne la corteccia fresca.
Descrizione
È un piccolo albero o, più spesso, un arbusto; può essere alto fino a 3 m.
Il tronco è eretto e ramificato.
I rami sono eretti, di colore rossiccio, con le lenticelle biancastre.
La corteccia è liscia.
Le foglie sono semplici, alterne, con un breve picciolo; hanno lamina fogliare di forma ovale, acuminata all’apice, di colore verde con nervature pallide.
I fiori sono ermafroditi, piccoli, raccolti in fascetti ascellari.
La corolla ha 5 petali ovali di colore bianco-verdognolo.
Il frutto è una drupa di forma subglobosa, che passa dal verde al nero violaceo con la maturazione, contiene 2 o 3 semi di forma triangolare.
Fiorisce da maggio a luglio.
Parti usate
La corteccia secca e vecchia di un anno; fresca infatti è tossica e provoca vomito. È drasticamente lassativa.
Principali costituenti
Composti antracenici come la glucofrangulina, tannini, gomme, mucillagini, un enzima, acido cristofanico.
Proprietà
Ha proprietà molto simili a quella del Rhamnus cathartica e del R. purshiana, e viene largamente usato in farmacopea. Le proprietà principali della frangola sono quelle di stimolare le funzioni intestinali. Infatti è un lassativo non irritante, che stimola i movimenti dell’intestino crasso, per ottenere lo svuotamento dell’alveo senza perciò avere azione irritante sulle mucose.