Oggi voglio raccontarvi quello che io faccio con i miei ulivi, e quello che vi racconterò non viene dai libri e non ha a che fare con questo o quel metodo.
Non starò certamente quindi qui a spiegarvi come si fa o non si fa.
Ritengo che tra i tanti lavori da fare in un terreno, la potatura sia un'operazione che mio malgrado mi si confà.
Dico "mio malgrado" perché ho avuto diverse resistenze nell'approcciarmi ad essa. Innanzitutto per via dei soliti sapientoni che vogliono fare di ogni cosa una scienza umana, e stando a sentir loro, praticamente qualsiasi modo di potare è comunque sostanzialmente sbagliato... a parte il loro ovviamente.
Ma un po' perché comunque gli olivi sono piante talmente belle e preziose che sarebbe stato un peccato rischiare di far loro del male solo per via della mia inesperienza.
La situazione dei miei ulivi
Dopo qualche stagione di trascuratezze, da qualche anno ho deciso di prendere la situazione in mano.
I miei ulivi, una ventina in tutto, stavano crescendo in malo modo; i loro rami parevano in competizione gli uni con gli altri, molti erano secchi o improduttivi, e molti attaccati dalla rogna.
I nuovi getti si ergevano perfettamente verticali, alzandosi di diversi metri oltre qualsiasi altezza ragionevole per una pianta produttiva. Certamente colpa di quegli strani alberi che abitano il giardino, alcuni maestosi castagni (già malamente capitozzati dai precedenti proprietari) e un cipresso, tanto belli quanto ingombranti.
Ma soprattutto, come in una sorta di conflitto interinale, ogni ramo dell'ulivo vorrebbe avere la sua dose di luce, e cerca di spingersi oltre gli altri suoi rami, che a loro volta non son da meno. Dunque ogni ramo dell'ulivo sembra comportarsi come un essere vivente, e il risultato è una vera e propria foresta aggrovigliata.
Avvicinarsi all'ulivo
La prima cosa che faccio quindi è guardare le piante da fuori, girarci intorno, e cercare di capirne la forma e la struttura. Come è fatto quell'ulivo? Quali sono i suoi problemi e le sue potenzialità?
E soprattutto, come faccio a capirlo?
Teoricamente non dovrei sapere nulla, perché le poche cose che mi hanno insegnato al riguardo, le ho dimenticate rapidamente.
Eppure... lo so. Mi viene spontaneo comprendere i punti di crisi delle piante, è una cosa insita in me, che mi riesce spontanea.
Quindi resto lì a guardare l'ulivo per un bel po', poi faccio un bel respiro... e mi ci infilo dentro. Introdursi in un grosso ulivo non potato è come immergersi nella foresta nera, una giungla in cui il sole si intravede a malapena tra le fronde.
È proprio quello il primo momento in cui si capisce davvero cosa sta succedendo all'albero.
Se il sole non raggiunge i miei occhi, se io stesso da dentro la chioma non vedo la luce... come potrebbero vederla i rami?
Dunque questa è la prima chiave. Io devo essere come un ramo. Immaginandomi ramo, posso capire qual è la mia funzione, e come posso agire per rinnovare l'albero.
Capite quindi perché ritengo inutile venirvi a scrivere cosa e come tagliare. Ho invece una serie di principi e dei criteri di massima, che condivido volentieri con voi.
Quali criteri uso per potare gli ulivi
1- ogni ramo deve avere la giusta luce (altrimenti avrebbe problemi a restare "in attività")
2- ogni ramo non deve togliere troppa luce agli altri rami (per lo stesso motivo di cui sopra)
3- i rami fruttiferi non devono essere troppo alti (le olive bisogna pur raccoglierle)
4- i succhioni alla base dell'albero tendenzialmente vanno eliminati (bisogna comunque tenerli da conto per capire se la pianta è in sofferenza)
5- ogni branca della pianta deve avere sufficiente vegetazione (per stimolare lo scorrimento della linfa e quindi l'evoluzione della branca stessa)
6- se una branca non va per il verso giusto, e c'è necessità di rinnovare, scelgo un piccolo ramo basso (anche molto giovane) in salute, e taglio al di sopra di esso.
7- i rami "vecchi", secchi e poco o per niente produttivi, andrebbero eliminati. Valuto di volta in volta anche sulla base di cosa c'è intorno ai rami in questione.
Quando potare gli ulivi
Questa è un'altra annosa (in tutti i sensi) questione. C'è chi appena conclusa la raccolta inizia subito a potare, per impostare da subito la generazione dei rami giusti, approfittando del riposo vegetativo della pianta.
Personalmente, non tocco gli ulivi fino a Marzo / Aprile, quando iniziano a fare i nuovi getti, in modo da avere da subito molto più materiale per decidere come impostare la pianta. In questa fase si vedono meglio i rami malati, si distinguono i vecchi dai nuovi, e si capisce meglio il potenziale generale delle piante. Non riesco a cogliere il vantaggio di operare sull'albero durante l'inverno, ma anche questa è una mia opinione personale.
Come fertilizzo i miei ulivi e prevengo le malattie
Non dò ai miei olivi alcun tipo di concime. Né tantomeno mi sogno di irrorarli con alcun tipo di trattamento pesticida. Non grido alla pestilenza se vedo un ramo coperto di rogna o altre malattie, i cui batteri secondo la teoria sarebbero mortalmente contagiosi, e che bisognerebbe quindi bruciare... Anzi, li butto insieme tutti gli altri rami nel biotrituratore, ottenendo così il morbido cippato che vado a spargere alla base delle piante. Come unico principio generale, preferibilmente ad ogni pianta associo il cippato dei suoi stessi rami.
Questa pacciamatura funge da nutrimento della pianta e, secondo una mia convinzione, la "informa" sulle sue stesse patologie, aiutandola a comprenderle e combatterle con efficacia.
Raramente disinfetto i miei attrezzi. Non metto in dubbio che possa essere di una certa utilità. Ma la verità è che non mi interessa minimamente che batteri, virus o altri presunti malanni si propaghino da un ramo all'altro o da un albero all'altro. Non dico che sia giusto o che dobbiate fare come me, ma che ho sempre fatto così e non è mai successo nulla.
La cosa veramente importante per me è invece tagliare i rami in modo più netto possibile; se è vero che la potatura è fondamentale per mantenere un ulivo in salute, un taglio mal fatto, a scalini, o peggio ancora - che strappa la corteccia, porta all'albero una grande sofferenza. Questo è evidente da subito, ma specialmente nei mesi successivi si può osservare come un ramo danneggiato o strappato tenda ad ammalarsi, e richieda ulteriori interventi di correzione per non portare danni all'intera pianta.
A questo fine è necessario utilizzare strumenti affilati e di buona qualità, e tagliare nel modo giusto, sostenendo i rami più pesanti e tagliandoli in maniera progressiva, per evitare che scorteccino il ramo.
Quali strumenti uso per potare?
Per tagliare i rami di solito uso questo seghetto giapponese di marca SAMURAI, che reputo ottimo:
La lama di acciaio temprato è made in Japan, ricurva (ma esiste anche la versione dritta), e si adatta perfettamente alla forma tonda dei rami. Inoltre funziona "a tirare", come tutte le seghe giapponesi, e questo permette di sfruttare molto meglio le articolazioni della spalla.
Il filo resiste a lungo, il seghetto taglia rapidamente e ha un prezzo molto accessibile. Se ti interessa, puoi acquistarlo qui.
Come cesoie invece, uso queste eccellenti LOWE:
E' un attrezzo veramente ben fatto, made in Germany. Si apre e chiude con una sola mano, e ha un solo tagliente. L'efficacia su rami fino a 120mm circa è notevole, oltre iniziano a faticare... ma per quello c'è il seghetto :-)
Dopo due anni di uso intenso, le cesoie sono ancora in eccellenti condizioni d'uso... decisamente un oggetto di notevole interesse per hobbysti e professionisti.
Per concludere
Ora vengano pure gli scienziati della potatura a insegnarmi cosa devo fare. I presunti "esperti" di orti e giardini negli anni trascorsi hanno portato fin troppi guai ai miei alberi e alla mia terra in generale.
Non stiamo parlando di potare una foresta di querce secolari, di una coltivazione intensiva di un frutteto monoculturale da duecento ettari; parliamo di gestire una ventina di ulivi produttivi, che come tutte le piante hanno solo bisogno di un po' d'amore e di esser presi per il verso giusto.
I miei ulivi sono belli, in perfetta salute, e producono... e questo è tutto ciò che mi interessa!