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La spinosa questione delle Solanaceae (Melanzane, Patate, Peperoni e Pomodori)

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Le Solanaceae sono una famiglia di piante molto comuni sulle tavole italiane. In inglese vengono definite “Nightshades”, forse perché in passato alcune di esse venivano usate come narcotici e allucinogeni. Infatti la famiglia delle Solanaceae contiene più di 2.000 varietà di piante ma, fra queste, pochissime sono commestibili. Alcune sono addirittura velenose, altre vengono usate come droghe farmaceutiche, altre ancora sono dannose (Datura, Belladonna, Tabacco).

Quali sono, dunque, le piante comunemente usate nelle cucine di tutto il mondo? Ecco la lista:

  • Melanzana
  • Peperoni e peperoncini
  • Patate (tutte le varietà, tranne le patate dolci e le “yams”)
  • Tomatillos (pomodori verdi, tipici della cucina Messicana)
  • Pomodoro
  • Bacche di Goji

Molti nutrizionisti e professionisti del settore, comunque, incoraggiano il consumo di questo tipo di piante per l’alta concentrazione di nutrienti che contengono, a dispetto delle pochissime calorie.

Per esempio:

  • Pomodori: oltre ad essere un’ottima fonte di vitamina A e C, contengono anche antiossidanti come il licopene. Questi principi nutritivi possono ridurre i markers per le infiammazioni e abbassare il rischio di contrarre molte malattie croniche.
  • Peperoni: contengono una percentuale altissima di vitamina C. Chi non ha bisogno di farne una buona scorta, considerando il ruolo che questa vitamina gioca nell’assorbimento del ferro?
  • Peperoncini piccanti: contengono capsaicina, nota per il caratteristico sapore piccante, che ha la capacità di alleviare i bruciori di stomaco e contribuire alla perdita di peso.
  • Melanzane: buona fonte di fibre, aiutano la regolarità intestinale e proteggono da malattie cardiache.
  • Patate: mangiate con la buccia ben lavata, sono una fonte incredibile di Potassio, vitamina B6 e Manganese.

Dannose per coloro che hanno Malattie Autoimmuni?

Anche se le Solanaceae sono ricche di nutrienti, molti nutrizionisti pensano che esse debbano essere evitate a causa dell’alto contenuto di alcaloidi (sostanze contenenti gruppi nitrogeni), tipicamente presenti nelle foglie e negli steli delle piante. Entrambi, infatti, non sono commestibili e hanno funzione di repellente naturale nei confronti degli insetti.

Purtroppo, anche la parte commestibile di queste piante contiene, anche se in minima parte, alcuni alcaloidi e di conseguenza molte persone affette da Malattie Autoimmuni hanno eliminato questi cibi, nella convinzione che contribuiscano ad esacerbare i loro problemi di salute. Ad esempio:

IBS (sindrome dell’intestino irritabile)

È un gruppo di malattie autoimmuni caratterizzate dall’infiammazione del tratto digestivo. Esempi sono il Morbo di Crohn e la Colite Ulcerosa. In questi pazienti, lo strato protettivo che riveste internamente l’intestino non funziona come dovrebbe e permette ai batteri e ad altre sostanze nocive di passare nel torrente circolatorio. Questo aumento della permeabilità intestinale viene indicato come “leaky gut “.

Quando questo accade, il sistema immunitario attacca le sostanze dannose sfuggite alla barriera intestinale, portando ad ulteriore infiammazione a carico dell’intestino e a numerosi effetti indesiderati, quali dolori addominali, diarrea e malassorbimento.

Purtroppo alcuni studi sugli animali suggeriscono che le Solanaceae (nello specifico gli alcaloidi, la pectina e la capsaicina) potrebbero aggravare ulteriormente la struttura della parete intestinale in pazienti affetti da IBS, aumentando lo stato infiammatorio.

Potrebbe addirittura esserci una connessione tra l’aumento della permeabilità intestinale e alcune malattie autoimmuni come la celiachia, la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide.

Le poche ricerche condotte finora suggerirebbero l’eliminazione dalla dieta di questi alimenti,  ma sono necessari ulteriori studi per rendere definitive queste raccomandazioni.

Intolleranza e allergia

Esiste anche un altro tipo di persone, però, non affette da malattie autoimmuni, che hanno migliorato di molto la loro salute dopo aver eliminato questo tipo di alimenti dalla loro tavola.

Non ci sono abbastanza studi a riguardo ma, secondo una recente teoria, le Solanaceae contengono una forma di Vitamina D che promuove i depositi di Calcio, contribuendo a intensificare il dolore articolare e altri sintomi artrite-simili.

I sintomi di un’allergia possono variare ma, di solito, includono:

  • Rossori e rush cutanei
  • Orticaria e prurito
  • Fastidio alla gola
  • Gonfiori
  • Difficoltà nel respiro

Se vi è capitato di provare questi sintomi dopo aver mangiato patate, peperoni, melanzane o pomodori, sarebbe opportuno consultare uno specialista.

Bisogna eliminarle dalla dieta?

Se siete in salute e non avete nessun effetto collaterale quando mangiate questi cibi, non ci sono ragioni per eliminarli dalla vostra tavola, in quanto sono ricchissimi di nutrienti e offrono molti benefici alla nostra salute.

D’altra parte, però, se avete una malattia autoimmune come l’IBD o se pensate di essere intolleranti, sarebbe meglio evitare proprio di mangiarli.

Se decidete di fare una prova per vedere se giovate di questa eliminazione, allora dovete evitare completamente tutte le Solanaceae e i loro prodotti per almeno quattro settimane e abbiate la pazienza di annotare se e quando avete manifestazioni dei sintomi che vi hanno portato a questa decisione durante il periodo di “detox”.

Passate le quattro settimane, reintroducete gradualmente le Solanaceae nella vostra dieta.

A questo punto preparatevi a un confronto: vi sentite meglio? Peggio? Nessuna differenza?

Ecco, a questo punto dovreste avere uno strumento che vi aiuti nella vostra decisione. Avete o non avete bisogno di eliminare questi cibi dalla vostra dieta?

Suggerimenti e sostituzioni

Se decidete di eliminare le Solanaceae dalla vostra dieta per un tempo illimitato, dovete fare attenzione ad assumere tutti i nutrienti che potreste potenzialmente perdere in altro modo.

Per questo motivo, abbiamo pensato ad alcune facili e salutari sostituzioni:

  • Scegliete le patate dolci in sostituzione delle altre. Eviterete il problema e assumerete comunque una buona quantità di Vitamina A.
  • Usate il pesto invece della salsa di pomodoro. Date sfogo alla vostra fantasia e provatene di diversi tipi: di basilico, di rucola, di zucchine, di Avocado
  • Preferite gli agrumi per la Vitamina C.
  • Mangiate più verdura a foglia larga come spinaci, kale e cavoli, fonte di minerali, vitamine e fibre.

Se proprio non riuscite a rinunciare, però, provate ad abbassare il loro contenuto di alcaloidi, pelando per bene patate e melanzane e facendo cuocere molto queste verdure.

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Le patate sono incredibilmente popolari in tutto il mondo, ma nonostante ciò sono state capaci di alimentare non poche polemiche sulla loro effettiva capacità nutrizionale. Ma, allora, le patate fanno bene o fanno male?

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Avete mai sentito parlare di Nightshade? Letteralmente significa Notte Fonda, ma questo termine è usato anche per identificare una famiglia di piante alle quali appartiene anche la Belladonna, usate nei piatti di tutto il mondo. Ecco, le melanzane fanno parte di questa famiglia.

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Non mancano mai, sulle tavole italiane, le freschissime insalate a base di pomodori, dolci e succosi, nonché ricchi di antiossidanti. Dal Licopene alla vitamina C, ecco a voi il nostro excursus sui pomodori.

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I peperoni sono ricchi di molte vitamine e antiossidanti, in particolare vitamina C e vari carotenoidi. Per questo motivo mangiarli può apportare diversi benefici, come una migliore salute degli occhi e un rischio ridotto di contrarre malattie croniche.

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Tutti sappiamo che frutta e verdura fanno bene, ma quanti hanno familiarità con le caratteristiche che distinguono l’una dall’altra? Le differenze sono sostanziali, strutturali, nutrizionali e nel sapore. Pomodori, melanzane, fragole, cetrioli… Facciamo insieme il punto della situazione? Seguiteci.

Pubblicato il 11-08-2018 da:

simona pepe
Simona Pepe
MR Locum Pharmacist, MSc, GGS1, Nutritional Therapist, Menopause Expert-MEG, PN-NC1

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