Storia e leggenda
Il nome deriva dal latino ruber che vuol dire rosso.
Le proprietà della radice di questa pianta furono scoperte da Ippocrate che la riteneva diuretica.
La rubia è stata importata in Europa dall'oriente dove veniva utilizzata per tingere i tessuti di rosso grazie al pigmento di questo colore contenuto nella sua radice. Anche i Galli la utilizzavano per ottenere una tinta viola, mescolando la rubia con il guado, una crucifera dalle cui foglie si estrae un succo blu.
In Francia è stata molto importante grazie al commercio dei pantaloni rossi e dei chepì nel XIX secolo.
Oggi gli arabi la utilizzano per facilitare il parto.
Nelle zone Mediterranee esiste una specie simile chiamata Rubia peregrina l., caratterizzata da foglie con una sola nervatura che sono persistenti in inverno.
Descrizione
È una pianta perenne dal fusto rampicante di color rosso-bruno, ramificato e quadrangolare, sugli spigoli è munito di punte ricurve.
Le foglie sono grandi, di colore verde, verticillate a 6, lanceolate, con piccoli uncini sui bordi e sulla nervatura centrale; le nervature secondarie sono a reticolo evidente.
I fiori sono gialli, piuttosto piccoli, disposti in cime all'ascella delle foglie e all'estremità dei rami; il calice è formato da 5 denti; la corolla da 5 petali saldati alla base; è dotato di 5 stami e 2 carpelli.
Il frutto è una piccola bacca nera e tonda.
La radice è rossa e strisciante.
Parti usate
La radice.
Principali costituenti
Glucosidi antrachinonici.
Proprietà
Aperitive, astringenti, coleretiche, diuretiche, emmenagoghe, lassative, toniche.